Domenica 11 Dicembre : Omelia attribuita a Sant’Ippolito di Roma

Con devoto rispetto onoriamo la compassione di un Dio venuto a salvare il mondo, non a giudicarlo. Giovanni, precursore del Maestro, che ne ignorava il mistero, quando comprese che Gesù era veramente il Signore, gridò a coloro che venivano a farsi battezzare: “Razza di vipere!” (Mt 3,6), perché mi guardate con tanta insistenza? Non sono io il Cristo. Sono un servo, non il Maestro. Sono un semplice suddito, non il re. Sono una pecora, non il pastore. Sono un uomo, non Dio. Ho guarito la sterilità di mia madre venendo al mondo, non ho reso feconda la sua verginità; sono stato tratto dal basso, non sono disceso dall’alto. Ho sciolto la lingua di mio padre (Lc 1,20), non ho dispiegato la grazia divina. (…) Sono piccolo piccolo, ma dopo di me viene colui che “mi è passato avanti, perché era prima di me” (Gv 1,30).

“Viene dopo, nel tempo; ma prima era nella luce inaccessibile e inesprimibile della divinità. “Colui che viene dopo di me è più potente di me e io non son degno neanche di portargli i sandali; egli vi battezzerà in Spirito santo e fuoco” (Mt 3,11). Io sono sottoposto; lui è libero. Io sono soggetto al peccato, lui distrugge il peccato. Io insegno la Legge; lui porta la luce della grazia. Io predico da schiavo, lui legifera da maestro. Io ho per letto la terra, lui i cieli. Io do il battesimo di penitenza, lui dà la grazia dell’adozione. “Vi battezzerà in Spirito santo e fuoco”. “Perché darmi onore? Non sono io il Cristo”.