A Docenti e Studenti del Pontificio Istituto Teologico Giovanni Paolo II per le Scienze del Matrimonio e della Famiglia (24 ottobre 2025)

Nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo.
La pace sia con voi!

Buongiorno, buenos dias, good morning!

Cari fratelli e sorelle,

con gioia do il benvenuto a voi, che formate la comunità accademica internazionale dell’Istituto Teologico Giovanni Paolo II per le scienze del matrimonio e della famiglia. Saluto il Gran Cancelliere, il Cardinale Baldassarre Reina, il Preside, Mons. Philippe Bordeyne, i Vice-presidi delle sezioni extra Urbe, i professori, i benefattori, tutti voi, cari studenti e studentesse, insieme agli ex-alunni venuti da vari Paesi in occasione del Giubileo. Che siano tutti benvenuti!

Nei diversi contesti sociali, economici e culturali, differenti sono le sfide che ci interpellano: ovunque e sempre, però, siamo chiamati a sostenere, difendere e promuovere la famiglia, anzitutto mediante uno stile di vita coerente col Vangelo. Le sue fragilità e il suo valore, considerati nella luce della fede e della sana ragione, impegnano i vostri studi, che coltivate per il bene dei fidanzati che diventano sposi, degli sposi che diventano genitori, e dei loro figli, che sono per tutti promessa di un’umanità rinnovata dall’amore. La vocazione del vostro Istituto, nato dalla visione profetica di San Giovanni Paolo II nella scia del Sinodo del 1980 sulla famiglia, appare così ancora più chiara: costituire un unico corpo accademico distribuito nei diversi continenti, al fine di rispondere alle esigenze di formazione stando il più vicino possibile ai coniugi e alle famiglie. In tal modo, si possono meglio sviluppare dinamiche pastorali adeguate alle realtà locali e ispirate dalla vivente tradizione della Chiesa e dalla sua dottrina sociale.

Partecipando alla missione e al cammino di tutta la Chiesa, il vostro Istituto contribuisce all’intelligenza del magistero pontificio e al costante aggiornamento del dialogo tra vita familiare, mondo del lavoro e giustizia sociale, affrontando questioni di viva attualità, come la pace, la cura della vita e della salute, lo sviluppo umano integrale, l’occupazione giovanile, la sostenibilità economica, le pari opportunità tra uomo e donna, tutti fattori che influenzano la scelta di sposarsi e di generare figli. In questo senso, la vostra specifica missione concerne la ricerca e la testimonianza comune della verità: eseguendo tale compito, la teologia è chiamata a confrontarsi con le diverse discipline che studiano il matrimonio e la famiglia, senza accontentarsi di dire la verità a loro riguardo, ma vivendola nella grazia dello Spirito Santo e sull’esempio di Cristo, che ci ha rivelato il Padre con le azioni e con le parole.

L’annuncio del Vangelo, che trasforma la vita e la società, ci impegna a promuovere azioni organiche e concertate a sostegno della famiglia. La qualità della vita sociale e politica di un Paese, infatti, si misura in modo particolare da come permette alle famiglie di vivere bene, di avere tempo per sé, coltivando i legami che le tengono unite. In una società che spesso esalta la produttività e la velocità a scapito delle relazioni, diventa urgente restituire tempo e spazio all’amore che si impara in famiglia, dove si intrecciano le prime esperienze di fiducia, di dono e di perdono, che vanno a costituire il tessuto della vita sociale.

Ricordo con emozione le parole del mio predecessore, Papa Francesco, quando si rivolse con tenerezza alle donne in attesa di un figlio chiedendo loro di custodire la gioia di portare al mondo una nuova vita (cfr Amoris laetitia, 171). Le sue parole racchiudono una verità semplice e profonda: la vita umana è donata e va sempre accolta con rispetto, cura e gratitudine. Perciò, di fronte alla realtà di tante madri che vivono la gravidanza in condizioni di solitudine o di marginalità, sento il dovere di ricordare che la comunità civile e la comunità ecclesiale devono impegnarsi con costanza per restituire alla maternità la sua piena dignità. A tal fine, occorrono iniziative concrete: politiche che garantiscano condizioni di vita e di lavoro adeguate; iniziative formative e culturali che riconoscano la bellezza del generare insieme; una pastorale che accompagni le donne e gli uomini con prossimità e ascolto. La maternità e la paternità, così custodite, non sono affatto pesi che gravano sulla società, bensì una speranza che la rinsalda e la rinnova.

Cari professori e studenti, il vostro contributo allo sviluppo della dottrina sociale sulla famiglia corrisponde alla missione affidata al vostro Istituto da Papa Francesco nella lettera Summa familiae cura, là dove scriveva: «La centralità della famiglia nei percorsi di conversione pastorale delle nostre comunità e di trasformazione missionaria della Chiesa esige che – anche a livello di formazione accademica – nella riflessione sul matrimonio e sulla famiglia non vengano mai meno la prospettiva pastorale e l’attenzione alle ferite dell’umanità». In questi anni il vostro Istituto ha accolto le indicazioni della Costituzione apostolica Veritatis gaudium, per una teologia che coltivi un pensiero aperto e dialogico, una cultura «dell’incontro tra tutte le autentiche e vitali culture, grazie al reciproco scambio dei propri rispettivi doni nello spazio di luce dischiuso dall’amore di Dio per tutte le sue creature» (n. 4b). Per questo voi cercate di esercitare nella luce della Rivelazione un metodo inter- e trans-disciplinare (cfr ivi, 4c). In questa prospettiva, la consolidata base di studi filosofici e teologici si è arricchita nell’interazione con altre discipline, consentendo di esplorare importanti ambiti di ricerca.

Tra questi vorrei richiamare, come ulteriore impegno, quello di approfondire il legame tra famiglia e dottrina sociale della Chiesa. Il percorso potrebbe svolgersi in due direzioni complementari: quella di inserire lo studio sulla famiglia come capitolo imprescindibile del patrimonio di sapienza che la Chiesa propone sulla vita sociale e, reciprocamente, quella di arricchire tale patrimonio con i vissuti e le dinamiche familiari, per meglio comprendere gli stessi principi dell’insegnamento sociale della Chiesa. Questa attenzione permetterebbe di sviluppare l’intuizione, richiamata dal Concilio Vaticano II e più volte ribadita dai miei Predecessori, di vedere nella famiglia la prima cellula della società in quanto originaria e fondamentale scuola di umanità.

Nell’ambito pastorale, poi, non possiamo ignorare le tendenze, in tante regioni del mondo, a non apprezzare, o addirittura a rifiutare il matrimonio. Vorrei invitarvi ad essere attenti, nella vostra riflessione sulla preparazione al sacramento del Matrimonio, all’azione della grazia di Dio nel cuore di ogni uomo e di ogni donna. Anche quando i giovani fanno scelte che non corrispondono alle vie proposte dalla Chiesa secondo l’insegnamento di Gesù, il Signore continua a bussare alla porta del loro cuore, preparandoli a ricevere una nuova chiamata interiore. Se la vostra ricerca teologica e pastorale si radicherà nel dialogo orante con il Signore, troverete il coraggio di inventare nuove parole che possano toccare profondamente le coscienze dei giovani. Infatti, il nostro tempo è segnato non solo da tensioni e ideologie che confondono i cuori, bensì anche da una crescente ricerca di spiritualità, di verità e di giustizia, soprattutto tra i giovani. Accogliere e prendersi cura di questo desiderio è per noi tutti uno dei compiti più belli e più urgenti.

Vorrei incoraggiarvi, infine, a proseguire il cammino sinodale come parte integrante della formazione. Specialmente in un ateneo internazionale è necessario esercitare l’ascolto reciproco per discernere meglio come crescere insieme nel servizio del matrimonio e della famiglia. Attingete sempre «alla vocazione battesimale, mettendo al centro la relazione con Cristo e l’accoglienza dei fratelli, a partire dai più poveri» (Discorso alla Diocesi di Roma, 19 settembre 2025). In tal modo, farete come accade in ogni buona famiglia, imparando da quella stessa realtà che volete servire. Come afferma il Documento finale dell’ultima Assemblea del Sinodo dei Vescovi, «le famiglie rappresentano un luogo privilegiato per apprendere e sperimentare le pratiche essenziali di una Chiesa sinodale. Nonostante le fratture e le sofferenze che le famiglie sperimentano, restano luoghi in cui si apprende a scambiarsi il dono dell’amore, della fiducia, del perdono, della riconciliazione e della comprensione» (n. 35). C’è davvero molto da imparare per quanto riguarda la trasmissione della fede, la pratica quotidiana dell’ascolto e della preghiera, l’educazione all’amore e alla pace, la fraternità con il migrante e lo straniero, la cura del pianeta. In tutte queste dimensioni, la vita familiare precede il nostro studio e lo istruisce, specialmente attraverso testimonianze di dedizione e di santità.

Cari studenti, cari professori, iniziate dunque con speranza il nuovo anno accademico, certi che il Signore Gesù ci sostiene sempre con la grazia del suo Spirito di verità e di vita. Su tutti voi imparto di cuore la benedizione apostolica. Grazie.