Ai Partecipanti al Seminario promosso dalla Pontificia Accademia di Teologia [Casina Pio IV, 11-12 settembre 2025] (13 settembre 2025)
Nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo.
La pace sia con voi!
Eminenza,
Eccellenze,
illustri Accademici,
sono lieto di ricevere la Pontificia Accademia di Teologia al termine del Seminario internazionale, che avete tenuto in Vaticano sul tema Creato, Natura, Ambiente per un mondo di Pace.
Avete riflettuto su tematiche di urgente attualità, che mi stanno molto a cuore, come anche ai miei predecessori San Giovanni Paolo II, Benedetto XVI e Francesco: la sostenibilità ambientale e la custodia del creato sono infatti impegni irrinunciabili per la sopravvivenza del genere umano e hanno un immediato riflesso sull’organizzazione delle nostre società e sulla possibilità di una convivenza umana pacifica e solidale.
Allo stesso tempo, qualsiasi sforzo per migliorare le condizioni ambientali e sociali del nostro mondo richiede l’impegno di tutti, ciascuno per la sua parte, in un atteggiamento di solidarietà e collaborazione che superi barriere e limiti regionali, nazionali, culturali e anche religiosi. L’orizzonte interculturale e interreligioso che avete dato al vostro Seminario è di auspicio per ulteriori e sempre più intensi scambi, per iniziative incisive e feconde. Ciò corrisponde al rinnovato profilo dell’Accademia di Teologia voluto da Papa Francesco, che ha dato una nuova configurazione a questa Istituzione plurisecolare della Santa Sede.
Avendo come bussola la Lettera apostolica Ad theologiam promovendam che, poco meno di due anni fa, ha accompagnato la promulgazione dei nuovi Statuti e delle linee programmatiche, vorrei in particolare soffermarmi sullo slancio missionario e dialogico dell’impresa teologica a venire.
La teologia è, certamente, una dimensione costitutiva dell’azione missionaria ed evangelizzatrice della Chiesa: essa ha le sue radici nel Vangelo e il suo fine ultimo nella comunione con Dio, che è lo scopo dell’annuncio cristiano. Proprio perché rivolta ad ogni uomo in ogni tempo, l’opera di evangelizzazione è costantemente interpellata dai contesti culturali e richiede una teologia “in uscita”, che unisce il rigore scientifico alla passione per la storia; una teologia perciò incarnata, intrisa dei dolori, delle gioie, delle attese e delle speranze dell’umanità delle donne e degli uomini del nostro tempo.
La sintesi tra questi diversi aspetti può essere offerta da una teologia sapienziale, sul modello di quella elaborata dai grandi Padri e Maestri dell’antichità, che, docili allo Spirito, seppero coniugare fede e ragione, riflessione, preghiera e prassi. Significativo, in tal senso, è l’esempio sempre attuale di Sant’Agostino, la cui teologia non è mai stata una ricerca puramente astratta ma sempre frutto dell’esperienza di Dio e della relazione vitale con Lui. Un’esperienza iniziata già prima del Battesimo, quando egli si sentì guidato nell’intimo del cuore da una luce ineffabile (cfr Confessioni, VII, 10), e poi proseguita lungo il cammino della sua vita, anche attraverso una riflessione teologica incarnata e capace di rispondere alle esigenze spirituali, dottrinali, pastorali e sociali del suo tempo.
Se Agostino ha avviato questo percorso con un’impronta esistenziale e affettiva, partendo dall’interiorità e riconoscendo la “Verità che abita dentro di noi”, San Tommaso d’Aquino lo ha sistematizzato con gli strumenti della ragione aristotelica, costruendo un solido ponte tra la fede cristiana e la scienza di tutti, intendendo la teologia come una sapida scientia, ossia sapientia. Questo ci rimanda a un altro grande pensatore più recente, il beato Antonio Rosmini, il quale «considerava la teologia una espressione sublime di carità intellettuale, mentre chiedeva che la ragione critica di tutti i saperi si orientasse all’Idea di Sapienza». [1]
La teologia è dunque questa sapienza che apre orizzonti esistenziali più grandi, dialogando con le scienze, la filosofia, l’arte e l’esperienza umana tutta. Il teologo o la teologa è una persona che vive, nel suo stesso teologare, l’ansia missionaria di comunicare a tutti il “sapere” e il “sapore” della fede, perché possa illuminare l’esistenza, riscattare i deboli e gli esclusi, toccare e guarire la carne sofferente dei poveri, aiutarci a costruire un mondo fraterno e solidale e condurci all’incontro con Dio.
Testimonianza significativa del sapere della fede a servizio dell’uomo, in tutte le sue dimensioni – personali, sociali e politiche – è la Dottrina sociale della Chiesa, chiamata oggi a dare risposte sapienti anche alle sfide digitali. La teologia ne è direttamente interpellata, perché non basta un approccio esclusivamente etico al complesso mondo dell’intelligenza artificiale; occorre invece riferirsi a una visione antropologica che fondi l’agire etico e, dunque, ritornare alla domanda di sempre: chi è l’uomo, qual è la sua dignità infinita, irriducibile ad ogni androide digitale?
Vi invito, pertanto, a coltivare una teologia fondata sull’incontro personale e trasformante con Cristo e tesa a incarnarsi nelle concrete vicende dell’umanità odierna. Vi incoraggio a dialogare, oltre che con la filosofia, anche con la fisica, la biologia, le scienze economiche, quelle giuridiche, la letteratura, la musica, per arricchirsi e arricchire, per portare il lievito buono del Vangelo nelle differenti culture, nell’incontro con credenti di altre fedi religiose e con i non credenti. Per questo dialogo ad extra c’è bisogno, come sapete, del dialogo ad intra, cioè tra i teologi, nella consapevolezza che il volto di Dio può essere cercato solo camminando insieme. Mi auguro perciò che l’Accademia diventi luogo di incontro e di amicizia tra i teologi, luogo di comunione e condivisione in cui poter camminare insieme verso Cristo.
Con questo auspicio, desidero incoraggiare e benedire tutti e tre i “volti” dell’Accademia delineati dai nuovi Statuti: il volto accademico-scientifico, dove si esercita il rigore intellettuale, la ricerca e lo studio critico della fede; il volto sapienziale, che rappresenta il momento della contemplazione e del discernimento e coinvolge tanta gente comune attraverso i “cenacoli teologici”, dove la teologia diventa preghiera, ascolto e condivisione, aiuta a superare le false immagini di Dio e nutre la vita spirituale; e, infine, il volto solidale, proteso ad ispirare e animare gesti concreti di carità. La vera conoscenza di Dio, infatti, si concretizza in una vita trasformata dall’amore.
Carissimi, vi ringrazio per il vostro impegno e vi auguro di sviluppare e incarnare questa teologia sapienziale, al servizio della Chiesa e del mondo. Vi accompagni e vi sostenga la mia Benedizione.
Grazie!
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[1] Lett. ap. m.p. Ad theologiam promovendam (1° novembre 2023), 7.