Ai Partecipanti alla Conferenza Artificial Intelligence and Care of Our Common Home (5 dicembre 2025)

Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo. La pace sia con voi!
Buongiorno, buongiorno. È bello vedervi, benvenuti!

Sono lieto di salutarvi, membri della Fondazione Centesimus Annus Pro Pontifice e partecipanti alla Strategic Alliance of Catholic Research Universities.

Ci incontriamo in occasione della pubblicazione della vostra ricerca su un tema molto importante. L’avvento dell’intelligenza artificiale, infatti, si accompagna a un cambiamento rapido e profondo della società, che coinvolge caratteri essenziali della persona umana, come il pensiero critico, la capacità di discernimento, l’apprendimento e la sfera delle relazioni interpersonali.

Come possiamo garantire che lo sviluppo dell’intelligenza artificiale serva veramente per il bene comune, e non solo per concentrare ricchezza e potere nelle mani di pochi? Come certamente sapete, la merce più preziosa nei mercati oggi è proprio nel settore dell’intelligenza artificiale. Si tratta di una domanda urgente, in quanto questa tecnologia ha già un concreto impatto sulle vite di milioni di persone, ogni giorno e in ogni parte del mondo. Come ci ricorda la Dottrina Sociale della Chiesa e come emerge chiaramente dal lavoro interdisciplinare che state conducendo, affrontare questa sfida richiede di porsi una domanda ancora più radicale: cosa significa essere umani in quest’epoca?

L’essere umano è chiamato a essere collaboratore nell’opera della creazione, non semplice consumatore passivo di contenuti prodotti da una tecnologia artificiale. La nostra dignità risiede nella capacità di riflettere, di scegliere liberamente, di amare gratuitamente, di entrare in relazione autentica con l’altro. L’intelligenza artificiale ha certamente dischiuso nuovi orizzonti per la creatività, ma solleva anche domande preoccupanti circa le sue possibili ripercussioni sull’apertura dell’umanità alla verità e alla bellezza, sulla nostra capacità di stupirci e di contemplare. Riconoscere e rispettare ciò che caratterizza la persona umana e ne garantisce la crescita armoniosa è essenziale per impostare una cornice adeguata a gestire le implicazioni dell’intelligenza artificiale.

E qui è importante soffermarci su una preoccupazione che ci deve toccare il cuore: la libertà e la spiritualità dei nostri bambini e dei nostri giovani, con le possibili conseguenze della tecnologia sul loro sviluppo intellettivo e neurologico. Le nuove generazioni vanno aiutate e non ostacolate nel loro cammino verso la maturità e la responsabilità. Il benessere della società dipende dal fatto che venga data loro la capacità di sviluppare i propri talenti e di rispondere alle esigenze del tempo e ai bisogni degli altri con spirito libero e generoso. La possibilità di accedere a vaste quantità di dati e di conoscenze non va confusa con la capacità di trarne significato e valore. Quest’ultima richiede anche la disponibilità a confrontarsi con il mistero e con le domande ultime della nostra esistenza, realtà spesso emarginate e persino irrise dai modelli culturali e di sviluppo prevalenti. Pertanto sarà fondamentale consentire ai giovani di apprendere a utilizzare questi strumenti con la loro personale intelligenza, aperti alla ricerca della verità, a una vita spirituale e fraterna, allargando i loro sogni e l’orizzonte delle loro decisioni mature. Sosteniamo il loro desiderio di essere diversi e migliori, perché mai come oggi è chiaro che occorre una profonda inversione di rotta nella nostra idea di crescita.

Per costruire insieme ai nostri giovani un futuro che, anche attraverso le potenzialità dell’intelligenza artificiale, realizzi il bene comune, è necessario recuperare e rafforzare la loro fiducia nella capacità umana di determinare l’evoluzione di queste tecnologie: una fiducia che oggi è sempre più erosa dall’idea paralizzante che il suo sviluppo segua un percorso ineluttabile. A tale scopo serve un’azione coordinata e corale che coinvolga la politica, le istituzioni, le imprese, la finanza, l’educazione, la comunicazione, i cittadini e le comunità religiose. Tutte questi attori sono chiamati ad assolvere un impegno comune assumendo questa responsabilità condivisa. Un impegno che venga prima di qualunque profitto e interesse di parte, sempre più concentrati nelle mani di pochi. Solo attraverso una partecipazione diffusa, dando la possibilità a tutte le voci, anche a quelle più umili, di essere ascoltate con rispetto, sarà possibile realizzare questi ambiziosi obiettivi. In tale contesto, il lavoro di ricerca portato avanti da Centesimus-SACRU rappresenta un contributo davvero prezioso.

Vi ringrazio, cari amici, e vi incoraggio a proseguire con creatività nella direzione tracciata dalle Sacre Scritture e dal Magistero. Vi accompagnino l’intercessione della Beata Vergine Maria e la benedizione apostolica che imparto su tutti voi.

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L’Osservatore Romano, Edizione Quotidiana, Anno CLXV n. 280, venerdì 5 dicembre 2025, p. 2.