Ai Partecipanti alla Conferenza dellAssociazione MINDS International (9 ottobre 2025)
Nel nome del Padre del Figlio e dello Spirito Santo. Amen.
La pace sia con voi!
Cari fratelli, care sorelle, benvenuti, buongiorno a tutti!
Con piacere mi rivolgo a voi in questi giorni, nei quali gli eventi sollecitano il discernimento e la responsabilità, e si manifesta il ruolo cruciale dei mezzi di comunicazione nella formazione delle coscienze e del pensiero critico.
Potremmo definire un paradosso che nell’era della comunicazione le agenzie di informazione e di comunicazione attraversino un periodo di crisi. E che anche i fruitori dell’informazione siano in crisi essi stessi, scambiando spesso il falso per vero, ciò che è autentico con ciò che è invece artefatto. E tuttavia, nessuno oggi dovrebbe poter dire “non sapevo”. Per questo vi incoraggio nel vostro servizio, così importante; e incoraggio i momenti di incontro associativo, che vi permettono di riflettere insieme.
L’informazione è un bene pubblico che tutti dovremmo tutelare. Per questo, ciò che è davvero costruttivo è l’alleanza tra i cittadini e i giornalisti all’insegna dell’impegno per la responsabilità etica e civile. Una forma di cittadinanza attiva è quella di stimare e sostenere gli operatori e le agenzie che dimostrano serietà e vera libertà nel loro lavoro. Allora si verifica un circolo virtuoso che fa bene al corpo sociale.
Ogni giorno ci sono reporter che rischiano personalmente perché la gente possa sapere come stanno le cose. E in un tempo come il nostro, di conflitti violenti e diffusi, quelli che cadono sul campo sono molti: vittime della guerra e dell’ideologia della guerra, che vorrebbe impedire ai giornalisti di esserci. Non dobbiamo dimenticarli! Se oggi sappiamo che cosa è successo a Gaza, in Ucraina e in ogni altra terra insanguinata dalle bombe, lo dobbiamo in buona parte a loro. Ma queste testimonianze estreme sono l’apice del tributo di quotidiana fatica di tantissimi che lavorano perché l’informazione non sia inquinata da altri fini, contrari alla verità e alla dignità della persona.
Come sapete, nel mio primo incontro con i giornalisti di tutto il mondo, subito dopo il Conclave, ho voluto levare il mio appello per la liberazione dei vostri colleghi ingiustamente perseguitati e imprigionati per aver cercato di raccontare. Ribadisco oggi questa richiesta. Fare il giornalista non può mai essere considerato un crimine, ma un diritto da proteggere.
L’informazione libera è un pilastro che sorregge la costruzione delle nostre società e, per questo, siamo chiamati a difenderla e garantirla.
Come ha sottolineato Papa Francesco, «abbiamo bisogno di imprenditori coraggiosi, di ingegneri informatici coraggiosi, perché non sia corrotta la bellezza della comunicazione» (Discorso ai partecipanti al Giubileo della comunicazione, 25 gennaio 2025). Occorre infatti liberare la comunicazione dall’inquinamento cognitivo che la corrompe, dalla concorrenza sleale, dal degrado del cosiddetto click bait. Le agenzie di stampa sono in prima linea, chiamate ad agire nell’attuale contesto comunicativo secondo principi – purtroppo non sempre condivisi – che coniugano la sostenibilità economica dell’impresa con la tutela del diritto ad una informazione corretta e plurale.
I giornalisti delle agenzie di stampa sono a loro volta chiamati ad essere i primi sul campo, i primi a dare la notizia. E questo vale ancora più nell’era della comunicazione permanentemente live, della digitalizzazione sempre più pervasiva dei mass media. Chi lavora per un’agenzia, lo sapete bene, è chiamato a scrivere con rapidità, sotto pressione, anche in situazioni molto complesse e drammatiche. A maggior ragione, il vostro servizio è prezioso e deve essere un antidoto al proliferare dell’informazione “spazzatura”; pertanto richiede competenza, coraggio e senso etico.
Non siamo destinati a vivere in un mondo dove la verità non è più distinguibile dalla finzione. Al riguardo, dobbiamo porci degli importanti interrogativi.
Gli algoritmi generano contenuti e dati in una dimensione e con una velocità che non si era mai vista prima. Ma chi li governa? L’intelligenza artificiale sta cambiando il modo con cui ci informiamo e comunichiamo, ma chi la guida e a quali fini? Dobbiamo vigilare perché la tecnologia non si sostituisca all’uomo, e perché l’informazione e gli algoritmi che oggi la governano non siano nelle mani di pochi.
Cari amici, grazie per il vostro lavoro! Auguri per la vostra riflessione sulle sfide che avete davanti.
Il mondo ha bisogno di un’informazione libera, rigorosa, obiettiva. Vale la pena di ricordare, in questa circostanza, il monito di Hannah Arendt per la quale «il suddito ideale del regime totalitario non è il nazista convinto oppure il comunista convinto, ma la persona per la quale non c’è più differenza tra realtà e finzione, tra il vero e il falso» (Le origini del totalitarismo).
Con il vostro lavoro, paziente e rigoroso, voi potete essere un argine a chi, attraverso l’arte antica della menzogna, punta a creare contrapposizioni per comandare dividendo; un baluardo di civiltà rispetto alle sabbie mobili dell’approssimazione e della post-verità.
L’economia della comunicazione non può e non deve separare il proprio destino dalla condivisone della verità. Trasparenza delle fonti e della proprietà, accountability, qualità, obiettività sono le chiavi per restituire ai cittadini il loro ruolo di protagonisti del sistema, convincendoli a pretendere un’informazione degna di questo nome.
Mi raccomando: non svendete mai la vostra autorevolezza!
Lo Spirito di Dio, che è verità e forza, e infonde mitezza e coraggio, vi sostenga. E vi accompagni la mia benedizione. Grazie.