Giovedì 19 Gennaio : San Giovanni XXIII

« Signore, apri le mie labbra e la mia bocca proclami la tua lode » (Sal 51,17). Quando si pensa che queste parole sono ripetute ogni mattutino, in nome della santa Chiesa, che prega per se stessa e per tutto il mondo, dalle migliaia e centinaia di migliaia di bocche dischiuse al tocco della grazia invocata, la visione si allarga, e, accendendosi, si completa. Ecco che la Chiesa si annuncia, non come un monumento storico del passato, ma come una istituzione vivente. Non è la santa Chiesa come un palazzo che si fondi in capo ad un anno. È una città vastissima che ha da occupare l’intero universo. « Il suo monte santo, altura stupenda, è la gioia di tutta la terra. Il monte di Sion, dimora divina, è la città del grande Sovrano » (Sal 47,3 Vulg.).

La fondazione è cominciata da venti secoli, ma essa continua, e si allarga per tutte le terre fino a che il nome di Cristo sia dappertutto adorato. A misura che continua, ecco che le nuove genti, all’annunzio, esultano di gioia: « I popoli si rallegrano e glorificano la parola » (At 13,48). Ed è bello anche il pensiero conclusivo del pio e audace commentatore, edificante per ogni sacerdote che recita il breviario: conviene che ciascuno attenda a fondare questa Chiesa santa.

Chi si impiega in così bell’opera colla sacra predicazione, dica al Signore, qual nunzio del suo Vangelo: « Signore, apri le mie labbra e la mia bocca proclami la tua lode ». Chi non è missionario, brami di cooperare anch’egli alla grande fatica dell’apostolato, e allorché privatamente salmeggia da sé solo nella sua cella, dica anche lui il “Signore, apri le mie labbra” perché anche là, per comunicazione di carità, deve reputare lingua sua qualunque lingua stia in quell’ora nell’atto di annunciare il Vangelo, che è la suprema lode divina.