Giovedì 4 Aprile : San Gregorio Magno

Ecco che sento parlare della risurrezione e mi chiedo sul divenire di questa risurrezione. Credo, infatti, che sono destinato a risorgere, ma voglio che mi si dica quale essere sarò. Bisogna che lo sappia se risorgerò in un altro corpo, forse etereo, voglio dire senza materia, oppure in quello nel quale morirò. Se risorgo in un corpo senza materia, non sono più io che risorgo. Come ci può essere una vera risurrezione, se la mia carne non può essere vera carne? La ragione ci indica quindi chiaramente che, se non c’è vera carne, non ci sarà evidentemente vera risurrezione. No, non si ha diritto di parlare di risurrezione dal momento che non risorge colui che è morto.

Ebbene, beato Giobbe, dissipa la nebbia del nostro dubbio, e poiché, per la grazia che hai ricevuto dallo Spirito Santo, hai cominciato a parlarci della speranza della risurrezione, mostraci chiaramente se è la nostra carne che deve veramente risorgere. Il testo dice: “E di nuovo sarò rivestito di questa mia pelle” (Gb 19,26 Vg). Della mia pelle, la parola ci toglie ogni dubbio su una vera risurrezione, poiché non è vero che (…) nella gloria della risurrezione il nostro corpo debba essere impalpabile, più etereo che il vento e l’aria. Nella gloria della risurrezione, infatti, il nostro corpo sarà senza dubbio etereo quanto alla manifestazione del suo potere spirituale, ma sarà palpabile per la verità della sua natura.

Ecco perché il nostro Redentore ha mostrato anche ai discepoli, che dubitavano della risurrezione, le mani e il costato ed ha offerto loro di toccare le sue ossa e la sua carne: “Toccatemi e guardate; – dice – un fantasma non ha carne e ossa come vedete che io ho” (Lc 24,39).