Il Verbo dice: “Alzati, amica mia, mia bella, e vieni, presto! O mia colomba, che stai nelle fenditure della roccia” (Ct 2,13-14). Cosa è quindi questa ascesa verso la perfezione di cui parla il nostro testo? Si tratta di non più badare allo sforzo come quando si tira qualcuno, ma di seguire come guida alla perfezione ciò che attrae. “Alzati, amica mia, mia bella, e vieni, presto!” dice il Verbo; non a malincuore o per necessità, ma “vieni presto!”, col desiderio del bene rafforzato dalla tua decisione, e non per la costrizione della necessità. Poiché la virtù non ammette tiranno, ma agisce volontariamente ed è libera da ogni necessità. Così era David che pregava Dio di accogliere solo le offerte fatte di buon grado e prometteva di offrire sacrifici spontanei (Sal 54,8).E’ anche l’attitudine di tutti i santi di offrirsi a Dio, liberamente, non per necessità. Mostra quindi anche tu la perfezione col tuo desiderio di salire più in alto.
Una volta là, dice il Verbo, tu verrai “nelle fenditure della roccia”. Ecco il senso di queste parole, poiché occorre tradurre l’enigma in parole più chiare. L’unica fenditura della roccia per l’anima dell’uomo è l’altezza del vangelo; se vi si arriva, non si ha più bisogno ormai dell’insegnamento oscuro di figure nascoste nei precetti. Che la grazia del Vangelo sia chiamata roccia, nessuno che condivida un po’ la nostra fede lo contraddirebbe. Più volte si può vedere infatti nella Scrittura che il Vangelo è una roccia (cfr. Mt 7,24). (…) Poiché la fenditura della roccia è vicino la muraglia, non è lontano per te passare dal muro alla fenditura. (…) Così chi respinge la legge viene alla fenditura della roccia evangelica che fa seguito al muro della carne.