Lunedì 26 Maggio : San Gregorio Magno

Se la santa Chiesa sopporta le avversità della vita presente è per essere condotta dalla grazia celeste fino alla ricompensa eterna. Deplora la morte della carne perché aspira alla gloria della risurrezione. Ma transitorio è ciò che soffre, eterno è ciò che attende. E di questi beni eterni non ha alcun dubbio perché ne possiede già una testimonianza fedele nella gloria del suo Redentore. Vede nello spirito la risurrezione della carne e si eleva con tutte le forze verso la speranza, perché ciò che vede già compiuto nel suo Capo si compirà un giorno anche nel corpo del redentore, cioè in lei stessa: questa è la sua incrollabile speranza.

Ed è certo la Chiesa che il salmista considera come promessa di una perfezione eterna quando, per parlare di lei, descrive la luna in questi termini: “La luna è perfetta per l’eternità” (Sal 89,38 Vg). E come la speranza della risurrezione è rafforzata nella Chiesa dalla risurrezione del Signore, il salmista era in diritto di aggiungere: “E lei è nel cielo un testimone fedele”: non tremi per la sua risurrezione, la Chiesa ne ha già per testimone colui che è nei cieli risorto dai morti.

Così, quando soffre avversità, quando è spossato per dure tribolazioni, il popolo fedele può elevare lo spirito fino alla speranza della gloria che l’attende e dire con la fiducia nella risurrezione del suo redentore: “Ecco infatti che in cielo è il mio testimone e lassù colui che mi conosce intimamente” (Gb 16,20 Vg). Ed è giusto definirlo ‘colui che mi conosce intimamente’ poiché conosce la nostra natura non solo perché l’ha creata, ma anche assunta. Per lui conoscerla è aver accettato la nostra condizione.