Lunedì 5 Giugno : Libro di Tobia 1,3.2,1a-8.

Io, Tobi, passavo i giorni della mia vita seguendo le vie della verità e della giustizia. Ai miei fratelli e ai miei compatrioti, che erano stati condotti con me in prigionia a Ninive, nel paese degli Assiri, facevo molte elemosine.
Per la nostra festa di pentecoste, cioè la festa delle settimane, avevo fatto preparare un buon pranzo e mi posi a tavola:
la tavola era imbandita di molte vivande. Dissi al figlio Tobia: “Figlio mio, và, e se trovi tra i nostri fratelli deportati a Ninive qualche povero, che sia però di cuore fedele, portalo a pranzo insieme con noi. Io resto ad aspettare che tu ritorni”.
Tobia uscì in cerca di un povero tra i nostri fratelli. Di ritorno disse: “Padre!”. Gli risposi: “Ebbene, figlio mio”. “Padre – riprese – uno della nostra gente è stato strangolato e gettato nella piazza, dove ancora si trova”.
Io allora mi alzai, lasciando intatto il pranzo; tolsi l’uomo dalla piazza e lo posi in una camera in attesa del tramonto del sole, per poterlo seppellire.
Ritornai e, lavatomi, presi il pasto con tristezza,
ricordando le parole del profeta Amos su Betel: “Si cambieranno le vostre feste in lutto, tutti i vostri canti in lamento”.
E piansi. Quando poi calò il sole, andai a scavare una fossa e ve lo seppellii.
I miei vicini mi deridevano dicendo: “Non ha più paura! Proprio per questo motivo è già stato ricercato per essere ucciso. È dovuto fuggire ed ora eccolo di nuovo a seppellire i morti”.