Lunedì 5 Giugno : San Gregorio Magno

La santa Chiesa sa custodire il rigore della disciplina temperandola di mitezza, sia non risparmiando i malvagi benché sembri risparmiarli, sia al contrario risparmiandoli benché sembri non farlo. Noi però lo mostreremo meglio con l’esposizione di ciò che normalmente succede. Proponiamo quindi allo sguardo dell’anima due spiriti deviati che vivono nella Chiesa, da una parte un potente, uno sfrontato, dall’altra un uomo dolce, un subalterno. Che in quest’uomo dolce, subalterno cammini silenziosamente un peccato, il predicatore lo vede, lo rimprovera, biasima il peccato e incolpando il peccatore lo libera da esso e lo rimette nella retta via. (…)

Al contrario, si sa che quel potente, quello sfrontato ha commesso un misfatto, si cerca il rimprovero per il male che ha commesso. Poiché se il predicatore non sa aspettare l’ora opportuna per incolparlo, accresce nell’altro il male che vuole denunciare. Succede spesso, infatti, che un uomo così non sappia ascoltare la minima parola di rimprovero. Davanti al suo errore, il dovere del predicatore non è quindi presentare agli uditori, fra gli ammonimenti per la salvezza di tutti, degli errori simili ai misfatti di quell’uomo che non è ancora pronto ad accogliere una critica strettamente personale, se non lo si vuole rendere peggiore. Piuttosto, resti generale l’invettiva lanciata contro il peccato, la parola di biasimo avanzi senza urtare nella sua anima, perché quel potente, quello spirito deviato, non veda che si indirizza particolarmente a lui. Cosa ha fatto quindi il predicatore? Risparmiandolo non l’ha risparmiato, non ha lanciato parole di biasimo contro la sua persona e tuttavia attraverso l’ammonimento generale ha toccato la sua piaga.