Lunedì 6 Ottobre : San Gregorio Magno
Se applichiamo l’espressione alla terra di questo mondo, è ben evidente che un albero che non ha radici nella terra è scosso dalla brezza più leggera e cade. Ora, quando l’orgoglioso si fa forte contro il Signore onnipotente, quando corre a testa alta, e si drizza contro l’autore della vita, pare avere la statura di un albero. Ha questa statura, ma è senza radici, poiché una leggera brezza, il semplice inizio di una sentenza nascosta gli toglie la vita. (…) Ma se per la parola terra intendiamo la ricompensa della vita eterna che fa dire al profeta: “Sei tu il mio rifugio, sei tu la mia eredità nella terra dei viventi” (Sal 142,6), quest’uomo ingiusto non è ben radicato nella terra, perché non radica mai il pensiero del cuore nel desiderio della vita eterna.
Ciò che la radice è per l’albero, il pensiero personale è, in effetti, per ogni uomo, poiché ciò che appare di lui al di fuori è legato a ciò che nel suo foro interiore non appare. E’ ciò che fa dire ancora al profeta: “Il residuo superstite della casa di Giuda continuerà a mettere radici in basso e a fruttificare in alto” (Is 37,31). Sì, quando il nostro pensiero si orienta alla compassione del prossimo nel bisogno, possiamo dire che mettiamo le nostre radici in basso, al fine di far crescere il frutto che sarà la nostra ricompensa in cielo.