Martedì 18 Luglio : San Gregorio Magno

“Piacque al cielo che la vostra anima fosse al posto della mia! Vi consolerei anch’io con le mie parole e chinerei il capo su di voi. La mia bocca vi saprebbe confortare e
e muoverei le labbra come se vi risparmiassi” (Gb 15,5-6 Vg). Talvolta di fronte a spiriti senza dirittura che la predicazione umana non può raddrizzare, è necessario augurare loro, in tutta bontà, i flagelli di Dio. Poiché se si arriva lì nello zelo di un grande amore, non è certo una semplice parola che si chiede per chi ha deviato, quanto un avvertimento, è una preghiera che si esprime così piuttosto che una maledizione.

Occorre notarlo, Giobbe non dice: “Piacque al cielo che la mia anima fosse al posto della vostra!” poiché avrebbe maledetto se stesso se avesse augurato di diventare simile a loro. Ciò che ha voluto, è elevare coloro ai quali ha augurato una sorte simile alla sua. Ora, noi consoliamo gli spiriti senza dirittura in mezzo ai flagelli quando facciamo loro vedere che i colpi che vengono dall’esterno rafforzano in loro la salvezza interiore. E scuotiamo la testa per annuire quando pieghiamo il loro spirito, che è la parte più importante del nostro essere, verso la compassione. E li fortifichiamo in mezzo ai flagelli quando riconosciamo la violenza del loro dolore con la dolcezza delle nostre parole.

Si trovano infatti persone che, chiuse alla vita interiore, sono abbattute dai colpi esteriori fino alla disperazione, ciò che fa dire al salmista: “Non resisteranno nelle disgrazie” (Sal 140,11 Vg), poiché riesce a resistere alle disgrazie esterne solo chi chiede sempre la gioia alla sua speranza interiore.