Martedì 20 Ottobre 2020 : Commento Beato Columba Marmion

Quando si è fedeli a custodire abitualmente il senso della presenza di Dio, è costante l’ardore dell’amore; “tutta la nostra attività”, anche la più normale, è non solo “mantenuta pura da ogni macchia” (Regola di S. Benedetto, cap. IV), ma elevata al livello soprannaturale; tutta la nostra vita è irradiata di luce celeste, piena di una dolcezza che “discende dal Padre della luce” (Giac 1,17), che è il segreto della nostra forza e della nostra gioia.

L’abitudine della presenza di Dio dispone l’anima alle visite divine. Succede, e ad alcune anime spesso, che si provi una reale difficoltà a pregare all’ora designata, nonostante la buona volontà; fatica, sonno, malattia, distrazioni impediscono, sembra, di raggiungere lo scopo: si tratta di aridità spirituale. Tuttavia, l’anima resti fedele e faccia quanto può per restare vicina al Signore, anche se non sente slancio e fervore: “Ma io sono con te sempre: tu mi hai preso per la mano destra” (Sal 73,23); Dio arriverà in un altro momento. Bisogna dire di queste visite del Signore ciò che la Scrittura proclama della sua venuta al termine della vita terrena: “Non sapete in quale giorno il Signore vostro verrà” (Mt 24,42).

Se ovunque, nella cella, nel chiostro, nel giardino, al refettorio, viviamo raccolti alla presenza divina, Nostro Signore verrà: (cf Gv 14,23), le mani piene di luce, di quello splendore che invade fino al profondo di noi stessi e che ha a volte notevole impatto nella vita interiore. Col nostro raccoglimento siamo dunque “simili a coloro che aspettano il padrone quando torna dalle nozze” (Lc 12,26); Trovandoci pronti il Signore ci farà entrare con lui nella sala del banchetto…