Martedì 27 Settembre : Libro di Giobbe 3,1-3.11-17.20-23.

Giobbe aprì la bocca e maledisse il suo giorno;
prese a dire:
Perisca il giorno in cui nacqui e la notte in cui si disse: “È stato concepito un uomo!”.
E perché non sono morto fin dal seno di mia madre e non spirai appena uscito dal grembo?
Perché due ginocchia mi hanno accolto, e perché due mammelle, per allattarmi?
Sì, ora giacerei tranquillo, dormirei e avrei pace
con i re e i governanti della terra, che si sono costruiti mausolei,
o con i principi, che hanno oro e riempiono le case d’argento.
Oppure, come aborto nascosto, più non sarei, o come i bimbi che non hanno visto la luce.
Laggiù i malvagi cessano d’agitarsi, laggiù riposano gli sfiniti di forze.
Perché dare la luce a un infelice e la vita a chi ha l’amarezza nel cuore,
a quelli che aspettano la morte e non viene, che la cercano più di un tesoro,
che godono alla vista di un tumulo, gioiscono se possono trovare una tomba…
a un uomo, la cui via è nascosta e che Dio da ogni parte ha sbarrato?