Mercoledì 10 Dicembre : San Giovanni Climaco

La luce dell’alba precede il sole, ed è la dolcezza che precede ogni umiltà. Ascoltiamo dunque la Luce dirci in quale ordine le ha disposte: “Imparate da me, che sono mite e umile di cuore” (Mt 11,29). Anche prima di contemplare il sole dobbiamo essere illuminati dall’aurora; allora potremo sostenere la vista del sole. Poiché è impossibile, assolutamente impossibile, guardare il sole prima di aver conosciuto quella luce, come ci insegna il posto di ognuna delle due virtù nella parola del Signore.

La mitezza è uno stato immutabile dell’intelletto, che resta sempre lo stesso negli onori come nelle umiliazioni. La mitezza è, quando siamo tormentati dal prossimo, pregare per lui senza guardare al suo comportamento e sinceramente. La mitezza è una roccia che domina il mare dell’irascibilità, e sul quale si infrangono tutte le onde che vi si disfano senza mai farla tremare. La mitezza è il sostegno della pazienza, la porta, o piuttosto il mare della carità, il fondamento della discrezione; è scritto infatti: “Il Signore insegnerà la sua via ai miti” (Sal 24, 9 LXX). Ella procura il perdono dei peccati, dona fiducia nella preghiera, è la dimora dello Spirito Santo: “Su chi volgerò lo sguardo, se non su colui che è mite e pacifico?” (Is 66,2 LXX)

La mitezza è la collaboratrice dell’obbedienza, la guida della comunità fraterna, il freno di chi s’infuria, l’ostacolo del collerico, una fonte di gioia, l’imitazione di Cristo, una qualità propria degli angeli, l’intralcio al demonio, uno scudo contro l’amarezza. Nei cuori miti il Signore si riposa; al contrario, l’anima agitata è sede del demonio.
Sull’umile e su chi ha lo spirito contrito
e su chi trema alla mia parola