Mercoledì 25 Giugno : San Giovanni Maria Vianney

Fratelli, Gesù Cristo non poteva darci prove più chiare e certe per farci conoscere e distinguere i buoni cristiani dai cattivi, che dicendoci che li riconosceremo non dalle parole, ma dai fatti. “Un albero buono – ci dice – non può produrre frutti cattivi, né un albero cattivo produrre frutti buoni” (Mt 7,18). Sì, fratelli miei, un cristiano che ha solo una falsa devozione, una virtù artificiosa e solo esteriore, malgrado tutte le precauzioni che prenderà per mascherarsi, non tarderà a far comparire di tanto in tanto ciò che non va nel suo cuore, sia con le parole che con le azioni. No, fratelli, niente di più comune che le virtù “in apparenza”, cioè l’ipocrisia. (…) Vedremo al giudizio che la maggior parte dei cristiani hanno avuto una religione di comodo o d’umore, cioè di simpatia, ma molto poco hanno cercato Dio solo in ciò che hanno fatto.

Diciamo subito che un cristiano che vuol lavorare seriamente alla salvezza non deve esimersi dal fare buone opere; ma occorre anche che sappia per chi le fa e come deve farle. In secondo luogo, diciamo che non è sufficiente di apparire virtuoso agli occhi del mondo, ma occorre esserlo nel cuore. Se ora, fratelli, mi chiedete come potremo conoscere che una virtù è vera e ci condurrà al cielo, ecco, fratelli miei: ascoltate bene, scolpitelo nel cuore; affinché ogni azione che farete possiate capire se sarà ricompensata per il cielo. Io dico che perché un’azione piaccia a Dio occorrono tre condizioni: la prima, che sia interiore e perfetta; la seconda, che sia umile e senza ritorno su se stessa; la terza, che sia costante e perseverante: se in tutto ciò che fate troverete queste condizioni, siete sicuri di lavorare per il cielo.