Messaggio del Santo Padre Leone XIV pronunciato dal Cardinale Segretario Di Stato, Pietro Parolin, alla COP30 a Belém (7 novembre 2025)
Signor Presidente,
Distinti Capi di Stato
e di Governo,
Signore e Signori,
A nome di Papa Leone XIV porgo cordiali saluti a tutti i partecipanti alla trentesima sessione della Conferenza degli Stati Parte alla Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici e vi assicuro della sua vicinanza, del suo sostegno e del suo incoraggiamento.
Se vuoi coltivare la pace, custodisci il creato. C’è un chiaro legame tra la costruzione di pace e la gestione del creato: «La ricerca della pace da parte di tutti gli uomini di buona volontà sarà senz’altro facilitata dal comune riconoscimento del rapporto inscindibile che esiste tra Dio, gli esseri umani e l’intero creato»1.
Se da un lato, in questi tempi difficili, l’attenzione e la preoccupazione della comunità internazionale sembrano concentrarsi principalmente su conflitti tra nazioni, dall’altro c’è pure una crescente consapevolezza che la pace è minacciata anche dalla mancanza del dovuto rispetto per il creato, dal saccheggio delle risorse naturali e dal progressivo peggioramento della qualità della vita a causa del cambiamento climatico.
Data la loro natura globale, queste sfide mettono in pericolo la vita di tutti su questo pianeta e, pertanto, esigono cooperazione internazionale e un multilateralismo coeso e capace di guardare avanti che ponga al centro la sacralità della vita, la dignità di ogni essere umano donata da Dio e il bene comune. Purtroppo, osserviamo approcci politici e comportamenti umani che vanno nella direzione opposta, caratterizzati da egoismo collettivo, non considerazione dell’altro e miopia.
«In un mondo che brucia, sia per il surriscaldamento terrestre sia per i conflitti armati»2, questa Conferenza deve diventare un segno di speranza, attraverso il rispetto mostrato alle idee altrui nel tentativo collettivo di cercare un linguaggio comune e un consenso mettendo da parte interessi egoistici, tenendo presente la responsabilità gli uni per gli altri e per le generazioni future.
Signor Presidente,
Già negli anni Novanta dello scorso secolo, Papa san Giovanni Paolo II sottolineò che la crisi ecologica è «un problema morale» e, come tale, «pone in evidenza l’urgente necessità morale di una nuova solidarietà, specialmente nei rapporti tra i Paesi in via di sviluppo e i Paesi altamente industrializzati. Gli Stati debbono mostrarsi sempre più solidali e fra loro complementari nel promuovere lo sviluppo di un ambiente naturale e sociale pacifico e salubre»3. Tragicamente, coloro che si trovano nelle situazioni di maggiore vulnerabilità sono i primi a subire gli effetti devastanti del cambiamento climatico, della deforestazione e dell’inquinamento. Prendersi cura del creato, pertanto, diventa un’espressione di umanità e solidarietà.
Da questo punto di vista, è essenziale tradurre le parole e le riflessioni in scelte e azioni basate sulla responsabilità, la giustizia e l’equità al fine di raggiungere una pace duratura prendendoci cura del creato e del nostro prossimo.
Inoltre, poiché la crisi climatica riguarda tutti, le azioni correttive devono coinvolgere governi locali, sindaci e governatori, ricercatori, giovani, imprenditori, organizzazioni confessionali e ONG.
Signor Presidente,
Un decennio fa, la comunità internazionale ha adottato l’Accordo di Parigi, riconoscendo il bisogno di una risposta efficace e progressiva all’urgente minaccia del cambiamento climatico4. Purtroppo dobbiamo ammettere che il cammino verso il raggiungimento degli obiettivi fissati in quell’Accordo rimane lungo e complesso. Su questo sfondo, si esortano gli Stati Parte ad accelerare con coraggio l’attuazione dell’Accordo di Parigi e della Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici.
Dieci anni fa, Papa Francesco firmava la Lettera enciclica Laudato si’, in cui sosteneva una conversione ecologica che includesse tutti, poiché «il clima è un bene comune, di tutti e per tutti. Esso, a livello globale, è un sistema complesso in relazione con molte condizioni essenziali per la vita umana»5.
Possano tutti i partecipanti a questa COP30, come anche coloro che ne seguono attivamente i lavori, essere ispirati ad abbracciare con coraggio questa conversione ecologica con il pensiero e con le azioni, tenendo presente il volto umano della crisi climatica.
Possa questa conversione ecologica ispirare lo sviluppo di una nuova architettura finanziaria internazionale incentrata sull’uomo che assicuri che tutti i Paesi, specialmente quelli più poveri e quelli più vulnerabili ai disastri climatici, riescano a raggiungere il loro pieno potenziale e vedere rispettata la dignità dei propri cittadini. Questa architettura deve tener conto anche del legame tra debito ecologico e debito estero.
Possa essere promossa una educazione sull’ecologia integrale che spieghi perché le decisioni a livello personale, familiare, comunitario e politico plasmano il nostro futuro comune, sensibilizzando al tempo stesso sulla crisi climatica e incoraggiando mentalità e stili di vita volti a rispettare meglio il creato e a salvaguardare la dignità della persona e l’inviolabilità della vita umana6.
Possano tutti i partecipanti a questa COP30 impegnarsi a proteggere e a prendersi cura del creato che ci è stato affidato da Dio al fine di costruire un mondo pacifico.
Vi assicuro delle preghiere del Santo Padre mentre in questa COP30 prendete decisioni importanti per il bene comune e per il futuro dell’umanità.
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[1] Benedetto XVI, Messaggio per la celebrazione della XLIII Giornata Mondiale della Pace, 1° gennaio 2010.
[2] Leone XIV, Omelia nella Santa Messa per la Custodia della creazione, Borgo Laudato si’, Castel Gandolfo, 9 luglio 2025.
[3] San Giovanni Paolo II, Messaggio per la celebrazione della XXIII Giornata Mondiale della Pace, “Pace con Dio Creatore. Pace con tutto il Creato”, 1° gennaio 1990.
[4] Cfr. Accordo di Parigi, Preambolo
[5] Francesco, Lettera enciclica Laudato si’ n. 23
[6] Cfr. Benedetto XVI, Messaggio per la celebrazione della XLIII Giornata Mondiale della Pace, 1° gennaio 2010.
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L’Osservatore Romano, Edizione Quotidiana, Anno CLXV n. 256, 7-8 novembre 2025, p. 2.
