Sabato 9 Aprile : San Bernardo

Per lavare la moltitudine, uno solo si è lasciato macchiare…; infatti, dice la Scrittura, “è meglio che muoia un solo uomo per il popolo”. È meglio che uno solo prenda “una carne simile a quella del peccato” (Rm 8,3), e tutto il genere umano non sia condannato per il peccato. Lo splendore dell’essenza divina si vela dunque nella forma dello schiavo, per salvare la vita dello schiavo. Il chiarore della vita eterna si oscura nella carne per purificare la carne. Per illuminare gli uomini, il più bello tra i figli dell’uomo (Sal 45,3) deve oscurarsi nella sua Passione, accettare la vergogna della croce. Esangue nella sua morte, occorreva che perdesse ogni bellezza, ogni onore per acquistarsi, bella e gloriosa, la sua Sposa senza macchia né ruga, cioè la Chiesa (Ef 5,27).

Ma sotto questa tenda nera (Ct 1,5)…, riconosco il Re …, lo riconosco e lo abbraccio. Vedo la sua gloria che è dentro di lui; indovino il chiarore della sua divinità, il trionfo della sua forza, lo splendore della sua grazia, la purezza della sua innocenza. Il colore miserabile dell’infermità umana copre la sua maestà; il suo volto è come nascosto, disfatto, nell’ora in cui per riunirci tutti è provato come noi, eccetto il peccato.

Riconosco anche la forma della nostra natura macchiata, riconosco questa tunica di pelle, il vestito dei nostri progenitori (Gen 3,21). Il mio Dio se ne rivestì assumendo la forma di servo, divenendo simile agli uomini (Fil 2,7) e vestito come loro. Sotto questa pelle di capretto, segno del peccato, di cui si coprì Giacobbe (Gen 27,16), riconosco la mano che non ha peccato, la nuca che mai si è curvata sotto il giogo del male. Io so, Signore, che per natura sei mite, umile di cuore, abbordabile, pacifico, sorridente, tu che sei stato unto dell’olio di letizia (Mt 11,29; Sal 45,8). Da dove viene dunque questa tua rude somiglianza con Esaù, questa orrenda apparenza di peccato? Ah, è la mia! Riconosco il mio bene, e sotto le mie spoglie vedo il mio Dio, il mio Salvatore.