Signore Dio, poiché tutto ci hai dato, donaci la pace (Is 26,12), la pace del riposo, la pace del sabato, la pace senza tramonto. Tutta questa stupenda armonia di cose ‘molto buone’ (Gen 1,31), una volta colmata la sua misura, è destinata a passare. Esse ebbero un mattino, e una sera. Ma il settimo giorno è senza tramonto e non ha occaso. L’hai santificato per farlo durare eternamente. Il riposo che prendesti il settimo giorno, dopo aver compiute le tue opere assai buone, pur rimanendo in riposo, è una predizione che ci fa l’oracolo del tuo Libro: noi pure, compiute le nostre opere, assai buone per tua generosità (Is 26,12), nel sabato della vita eterna riposeremo in te. Anche allora sarai tu a riposare in noi, come ora sei tu a operare in noi. Sarà, quello, un riposo tuo per mezzo nostro, come sono, queste, opere tue per mezzo nostro.
Tu però, Signore, operi sempre e riposi sempre… Noi ora siamo spinti a fare il bene, dopo che il nostro cuore ne ebbe il concetto dal tuo spirito, mentre prima eravamo spinti a fare il male abbandonandoti; ma tu, Dio unico buono, mai cessasti di fare il bene. Possono alcune opere nostre essere buone, certamente per tuo dono, ma non eterne; eppure dopo di esse speriamo di riposare nella tua grandiosa santità. Tu però, Bene mancante di nessun bene, riposi eternamente, poiché tu stesso sei il tuo riposo.
La comprensione di questa verità quale uomo potrà darla a un uomo? quale angelo a un angelo? quale angelo a un uomo? Chiediamo a te, cerchiamo in te, bussiamo da te. Cosi, così otterremo, così troveremo, così ci sarà aperto (Mt 7,8).