Venerdì 23 Maggio : San Giovanni Cassiano

E’ una gloria servire Dio, ed è scritto: “Servite il Signore con timore” (Sal 2,11); “È troppo poco che tu sia mio servo…Io ti renderò luce delle nazioni” (Is 49,6); “Beato quel servo che il padrone, arrivando, troverà ad agire così!” (Mt 24,46). Ma è anche detto agli apostoli: “Non vi chiamo più servi, perché il servo non sa quello che fa il suo padrone; ma vi ho chiamato amici, perché tutto ciò che ho udito dal Padre mio l’ho fatto conoscere a voi.” E ancora: “Voi siete miei amici, se fate ciò che io vi comando.” (Gv 15,14-15)

Vedete dunque, la perfezione comporta diversi gradi. Da una cima il Signore ci chiama a salire verso una cima più alta. Chi si è reso beato e perfetto nel timore di Dio camminerà, come è scritto, “di virtù in virtù” (Sal 83,8 LXX), e di perfezione in perfezione, cioè si eleverà, nell’ardente prontezza dell’anima, dal timore alla speranza; poi sentirà ancora la chiamata divina invitarlo ad uno stato più santo ancora, che è la carità. Chi si sarà mostrato “servo fidato e prudente” (Mt 24,45), passerà al rapporto dell’intimità dell’amicizia e all’adozione di figlio.

Occorre prendere le mie parole in questo senso. Non intendo dire che la considerazione delle pene eterne o della beata ricompensa promessa ai santi sia di alcun valore. Ella è utile, anzi, poiché introduce coloro che vi si donano nei primi gradi della beatitudine. Ma la carità risplende di una confidenza più piena e già della gioia senza fine.