Videomessaggio del Santo Padre ai partecipanti del Convegno Sin identidad no hay educación [Colegio Nuestra Señora del Buen Consejo, Madrid] (22 novembre 2025)
Mi rivolgo a voi con sentimenti di profonda gioia e gratitudine. Il vostro impegno quotidiano non è affatto semplice di fronte a una costante trasformazione dei processi educativi, resa ancora più difficile dall’estrema digitalizzazione e dalla frammentazione culturale. Spesso mi soffermo a pensare a quanto bene fate in condizioni davvero complesse. La vostra missione al servizio della Chiesa è fermento vivo non solo per le nuove generazioni, ma anche per le comunità che trovano in essa un solido punto di riferimento (cfr. Mt 13, 33).
Rappresentate — con la vostra storia e i diversi approcci pedagogici — una ricchezza di carismi che formano la costellazione della paideia cristiana. Dinanzi a questa costellazione tanto variopinta, non bisogna perdere di vista la centralità di Cristo, che irradia la sua luce a tutte le stelle. Questo caleidoscopio di colori così belli mi porta a riflettere sul tema del vostro incontro: “Senza identità non c’è educazione”. L’identità cristiana non è un sigillo decorativo o un ornamento, ma il nucleo stesso che dà senso, metodo e scopo al processo educativo.
Come succede ai naviganti, se si perde di vista la stella polare, non di rado la barca va alla deriva. Per l’educazione cristiana la bussola è Cristo. Senza la sua luce, la stessa missione educativa si svuota di significato e diventa un automatismo senza quella capacità trasformatrice che ci offre il Vangelo (cfr. Rm 12, 2). Perciò, si tratta di rispondere pienamente a una vocazione e a un progetto del tutto originale, che s’incarna nelle pratiche, nel curriculum e nella stessa comunità educativa (cfr. Congregazione per l’Educazione Cattolica, L’identità della Scuola Cattolica per una cultura del dialogo, 25 gennaio 2022).
L’identità non è neppure un accessorio o un trucco che diventa visibile con rituali isolati o addirittura con meccanismi ripetitivi, privi di vitalità. L’identità è il fondamento che articola la missione educativa, definisce il suo orizzonte di significato e orienta le sue pratiche quotidiane, sia nel modo di insegnare sia in quello di valutare e agire. Quando l’identità non informa le decisioni pedagogiche, corre il rischio di diventare un ornamento superficiale che non riesce a sostenere il lavoro educativo di fronte alle tante tensioni culturali, etiche e sociali che caratterizzano il nostro tempo di polarizzazione e di violenza.
Mi vengono in mente le parole di María Zambrano, la quale, riflettendo sulle sfide e le tensioni del mondo contemporaneo, con la sua particolare sensibilità poetica, è convinta che il vincolo tra il presente e il futuro non può prescindere dall’eredità del passato perché «la nostra anima è attraversata da sedimenti di secoli, le radici sono più grandi dei rami che vedono la luce» (M. Zambrano, Las palabras del regreso, Madrid, 2009, p. 67). Vi invito, quindi, a riflettere su queste parole, orientati con speranza verso il futuro senza dimenticare la nostra storia, dalla quale dobbiamo imparare con saggezza.
Un’educazione autentica, pertanto, promuove l’integrazione tra la fede e la ragione. Non sono poli opposti, ma cammini complementari per comprendere la realtà, formare il carattere e coltivare l’intelligenza. Di conseguenza, è fondamentale che nell’esperienza educativa si promuovano metodi che coinvolgano le scienze e la storia, come pure l’etica e la spiritualità. Ciò si realizza pienamente in una comunità educativa che è come una casa. Una vera collaborazione tra la famiglia, la parrocchia, la scuola e le realtà territoriali accompagna concretamente ogni alunno nel suo cammino di fede e di apprendimento.
Se si guarda più da vicino, come già avevano indicato i venerati Padri del Concilio Ecumenico Vaticano II, la Chiesa nella sua missione educativa riscopre la propria funzione materna. È la madre generatrice dei credenti, perché è la sposa di Cristo. Quasi tutti i documenti conciliari ricorrono alla maternità della Chiesa per rivelare il suo mistero e la sua azione pastorale, come pure per estendere il suo amore in un abbraccio ecumenico ai “figli separati da essa” e ai credenti di altre religioni, fino a raggiungere tutti gli uomini di buona volontà. Ciò accade ogni giorno nelle vostre scuole, aperte al dialogo e all’incontro tra le differenze. In esse, l’educazione diventa uno strumento di pace e di cura del creato (cfr. Francesco, Discorso agli studenti e agli insegnanti della “Rete Nazionale delle Scuole per la Pace”, 28 novembre 2022).
Poco tempo fa, durante il Giubileo del Mondo Educativo, abbiamo celebrato il 60° anniversario della Dichiarazione conciliare Gravissimum educationis, che vi invito a rileggere con attenzione, apprezzandone l’attualità e la visione di futuro, nonostante i tanti anni trascorsi. Di fatto, si è esortata la Chiesa a «occuparsi dell’intera vita dell’uomo, anche di quella terrena, in quanto connessa con la vocazione soprannaturale; essa perciò ha un suo compito specifico in ordine al progresso ed allo sviluppo della educazione» (Concilio Ecumenico Vaticano II, Dichiarazione Gravissimum educationis, sull’educazione cristiana, 28 ottobre 1965, Proemio).
In tal modo, l’icona della Chiesa Madre si presenza a noi non solo come espressione di tenerezza e di carità, ma anche come colei che salvaguarda questa capacità — intrinsecamente legata e lei — di essere guida e maestra, avendole affidato «il suo santissimo Fondatore […] un duplice compito: di generare figli, di educarli e reggerli, guidando con materna provvidenza la vita dei singoli come dei popoli, la cui grande dignità essa sempre ebbe nel massimo rispetto e tutelò con sollecitudine» (San Giovanni XXIII, Lettera enciclica Mater et magistra, 15 maggio 1961, n. 1).
Concludendo questo massaggio, appare evidente che l’azione educativa della Chiesa — portata avanti attraverso le scuole e le attività formative — non è semplicemente un’opera filantropica lodevole per soddisfare o sostenere un bisogno sociale, ma è parte essenziale della sua identità e della sua missione. Vi invito pertanto a impegnarvi con coraggio e a guardare avanti con quella speranza viva che si rinnova ogni giorno nella vostra passione educativa.
Ringraziandovi per tutto il vostro impegno, cari educatori, vi saluto e vi benedico.
____________________
L’Osservatore Romano, Edizione Quotidiana, Anno CLXV n. 269, sabato 22 novembre 2025, p. 5.
