Alla Delegazione dellIstituto di Educazione Superiore Merrimack College, in Massachusetts (10 maggio 2024)

Cari fratelli e sorelle, buongiorno e benvenuti!

Saluto il Presidente e tutti voi: sono contento di incontrarvi.

Il Merrimack College da quasi ottant’anni lavora per la formazione giovanile, ispirandosi al principio agostiniano di “coltivare la conoscenza per giungere alla saggezza”, come dice anche il motto che vi siete scelti: “per scientiam ad sapientiam” (cfr S. Agostino, De Trinitate, 13,19.24). Alla luce della vostra storia vorrei dunque riflettere brevemente con voi su questa missione, e in particolare su due aspetti tra loro connessi: educare i giovani ad affrontare le sfide per crescere nella solidarietà.

Primo: educare ad affrontare le sfide. Ci farà bene, in proposito, ricordare le circostanze in cui avete iniziato la vostra opera educativa, fondata dai Padri Agostiniani nel 1947 a favore dei militari che tornavano dalla Seconda Guerra Mondiale. Chiaramente a questi giovani, reduci da esperienze traumatiche, testimoni degli orrori della guerra, non bastava offrire percorsi accademici: era necessario ridare loro senso, speranza e fiducia per il futuro, arricchendo le loro menti, sì, ma anche riaccendendo i loro cuori e ridando luce alla loro vita; bisognava cioè offrire loro, attraverso lo studio e la comunità scolastica, un cammino di rinascita integrale. A me piace dire: dalla mente al cuore e dal cuore alle mani. Sono i tre linguaggi: il linguaggio della mente, il linguaggio del cuore e il linguaggio della mano. Che si pensi quello che si sente e si fa; che si senta quello che si pensa e si fa; che si faccia quello che si sente e si pensa.

Ricordo questo perché anche i nostri giovani, oggi, vivono in mezzo a parecchie “criticità”: a livello economico-finanziario, lavorativo, politico, ambientale e valoriale, demografico e migratorio (cfr Congr. per l’Educazione Cattolica, Educare all’umanesimo solidale, 2017, 3). Ed è importante che anche a loro, nel presente come in passato, si insegni ad affrontare uniti le sfide, senza lasciarsene schiacciare, anzi reagendo perché ogni crisi, pur nella sofferenza, si trasformi in un’occasione di crescita.

E qui tocchiamo il secondo aspetto: crescere nella solidarietà. Papa Benedetto XVI scriveva che «non è la scienza che redime l’uomo. L’uomo viene redento mediante l’amore» (Lett. enc. Spe salvi, 26). Si tratta, allora, di formare le nuove generazioni a vivere le difficoltà come opportunità, non tanto per lanciarsi verso un futuro ricco di denaro e di successo, quanto d’amore: per edificare insieme un umanesimo solidale (cfr Messaggio per il lancio del patto educativo, 12 settembre 2019). Si tratta di insegnare loro a individuare e dirigere le risorse disponibili, con progettualità creativa, verso modelli di vita personale e sociale improntati a giustizia e misericordia, che rendano «l’esistenza di ciascuno e di tutti accettabile e dignitosa» (Congr. per l’Educazione Cattolica, Educare all’umanesimo solidale, 2017, 6).

Ad esempio, è vero che la globalizzazione in atto presenta aspetti negativi, quali l’isolamento, l’emarginazione e la cultura dello scarto; al tempo stesso, però, ne ha anche di positivi, come la possibilità di amplificare e ingrandire la solidarietà e di promuovere l’equità, attraverso mezzi e potenzialità sconosciuti a chi ci ha preceduto, come abbiamo visto in tempi recenti, in occasione di disastri climatici e guerre. Ed è importante, nel lavoro didattico, indirizzare gli studenti a questa capacità di discernimento e di scelta, estendendo idealmente e praticamente i perimetri delle aule scolastiche, per giungere là dovunque «l’educazione può generare solidarietà, condivisione, comunione» (cfr ivi, 10).

Cari amici, questa è la vostra responsabilità, ed è grande; così come è prezioso il lavoro che svolgete. Perciò vi ringrazio e di cuore vi benedico, affidandovi all’intercessione della Vergine Maria e di Sant’Agostino. E vi raccomando, per favore, non dimenticatevi di pregare per me. Grazie!