Giovedì 5 Agosto : Catechismo della Chiesa cattolica

Il peccato è anzitutto offesa a Dio, rottura della comunione con lui. Nello stesso tempo esso attenta alla comunione con la Chiesa. Per questo motivo la conversione arreca nello stesso tempo il perdono di Dio e la riconciliazione con la Chiesa, ciò che il sacramento della Penitenza e della Riconciliazione esprime e realizza liturgicamente.

     Dio solo perdona i peccati (Mc 2,7). Poiché Gesù è il Figlio di Dio, egli dice di se stesso: “Il Figlio dell’uomo ha il potere sulla terra di rimettere i peccati” (Mc 2,10) ed esercita questo potere divino: “Ti sono rimessi i tuoi peccati!” (Mc 2,5; Lc 7,48). Ancor di più: in virtù della sua autorità divina dona tale potere agli uomini (Gv 20,21-23) affinché lo esercitino nel suo nome.

Cristo ha voluto che la sua Chiesa sia tutta intera, nella sua preghiera, nella sua vita e nelle sue attività, il segno e lo strumento del perdono e della riconciliazione che egli ci ha acquistato a prezzo del suo sangue. Ha tuttavia affidato l’esercizio del potere di assolvere i peccati al ministero apostolico. A questo è affidato il “ministero della riconciliazione” (2Cor 5,18). L’apostolo è inviato “nel nome di Cristo”, ed è Dio stesso che, per mezzo di lui, esorta e supplica: “Lasciatevi riconciliare con Dio” (2Cor 5,20).

Durante la sua vita pubblica, Gesù non ha soltanto perdonato i peccati; ha pure manifestato l’effetto di questo perdono: ha reintegrato i peccatori perdonati nella comunità del Popolo di Dio, dalla quale il peccato li aveva allontanati o persino esclusi. Un segno chiaro di ciò è il fatto che Gesù ammette i peccatori alla sua tavola; più ancora, egli stesso siede alla loro mensa (Mc 2,16), gesto che esprime in modo sconvolgente il perdono di Dio (cfr Lc 15) e, nello stesso tempo, il ritorno in seno al Popolo di Dio (Lc 19,9).