Lunedì 31 Ottobre : Santa Teresa del Bambin Gesù

Ho notato (ed è perfettamente naturale) che le consorelle più sante sono le più amate, ricerchiamo la loro conversazione, facciamo loro piaceri non richiesti… Invece, le anime imperfette non sono cercate affatto; senza dubbio nei loro riguardi ci si limita alla cortesia religiosa, ma, forse per il timore di dir loro parole poco gentili, evitiamo la loro compagnia.… Ecco la conclusione che ne traggo: debbo ricercare in ricreazione, in «licenza», la compagnia delle sorelle che mi sono meno gradevoli, fare presso queste anime ferite l’ufficio del buon Samaritano.

Una parola, un sorriso amabile bastano spesso perché un’anima triste si espanda. Ma assolutamente non per raggiungere questo scopo voglio praticare la carità, tanto più che ben presto mi scoraggerei: una parola che potessi aver detto con la migliore intenzione, verrebbe forse interpretata tutta di traverso. Così, per non perdere tempo, voglio essere amabile con tutte (e in modo particolare con le sorelle meno amabili) per rallegrare Gesù e rispondere al consiglio che egli dà nel Vangelo su per giù in questi termini: «Quando fate un festino, non invitate soltanto i vostri parenti ed amici, per timore che essi vi invitino a loro volta, e così abbiate ricevuto la vostra ricompensa; ma invitate i poveri, gli zoppi, i paralitici, e sarete felici che essi non possano ricambiarvi, perché il Padre vostro che vede nel segreto ve ne compenserà». Quale festa potrebbe offrire una carmelitana alle sue sorelle se non un’agape spirituale composta di carità amabile e gioiosa?

Per me, non ne conosco altra, e voglio imitare san Paolo il quale si rallegrava con coloro che trovava nella gioia; è vero anche che piangeva con gli afflitti, e le lacrime debbono esserci qualche volta nel festino che io voglio imbandire, ma sempre cercherò che alla fine quelle lacrime si mutino in gioia, poiché il Signore ama coloro che danno con gioia.

Riferimenti biblici : Lc 10,33; Lc 14,12-14; Mt 6,4-5; Rm 12,15; Gv 16,20; 2Co 9,7)