Martedì 15 Marzo : San Giovanni Cassiano

Sii in ogni cosa “pronto ad ascoltare, lento a parlare” (Gc 1,19), per evitare che l’osservazione di Salomone sia vera per te: “Se vedi un uomo veloce a parlare, sappi che c’è più speranza in uno stolto che in lui.” (Pr 29:20 LXX)

Non presumere di insegnare qualcosa a qualcuno se prima non l’hai praticato tu stesso. Questo è l’ordine che nostro Signore ci insegna a seguire con il suo esempio: “Fece, poi insegnò” (cfr. Atti 1,1), si dice di lui. Attenti, se vi precipitate a insegnare prima di aver fatto pratica, di essere messi tra coloro di cui il Signore dice ai suoi discepoli nel Vangelo: “Legano fardelli pesanti e impossibili e li mettono sulle spalle degli uomini, ma non li muovono con la punta del dito” (Mt 23,4). “Chi dunque trasgredirà uno solo di questi precetti, anche minimi, e insegnerà agli uomini a fare altrettanto, sarà considerato minimo nel regno dei cieli”. (Mt 5,19) Ma allora, cosa si farà con colui che osa insegnare i molti e più gravi precetti che trascura? Non basta più dire che è l’ultimo nel regno dei cieli; guadagna il primo posto nel tormento dell’inferno.

Attenzione, quindi, a non essere indotti a insegnare agli altri dall’esempio di alcuni. Hanno acquisito un’abilità nel discorso, una facilità di parola che sembra sgorgare dalla fonte; e poiché sanno dissertare elegantemente e abbondantemente su qualsiasi argomento di loro gradimento, passano per possedere una conoscenza spirituale agli occhi di coloro che non hanno imparato a discernerne il vero carattere. Ma è ben altra cosa avere una certa facilità di parola e brillantezza nel discorso, o entrare nel cuore e nel midollo delle parole celesti, e contemplarne con lo sguardo più puro del cuore i misteri profondi e nascosti. Ciò non sarà ottenuto dalla scienza umana, né dalla cultura del mondo, ma solo dalla purezza dell’anima, attraverso l’illuminazione dello Spirito Santo.