Martedì 31 Ottobre : San Gregorio Magno

Qualcuno, considerando che lo spirito si libera dalla carne, la carne imputridisce, diventa polvere fino a diventare invisibile nelle sue particelle agli occhi umani, dispera di poter risorgere; si vedono ossa disseccate: che quelle ossa si rivestano di carne e possano ritrovare la verde freschezza della vita, non si ha tale fede. Ebbene, se non si possiede la fede nella risurrezione per obbedienza, almeno la si dovrebbe avere per la ragione.

Chi imita infatti ogni giorno il mondo nei suoi elementi? Non è proprio la nostra risurrezione? (…) Consideriamo la piccolezza di un seme d’albero gettato in terra per produrre un albero e immaginiamo, se ne siamo capaci, dove era nascosto nella pochezza di quel seme l’albero immenso che ne è uscito, dove era il tronco, la corteccia, il fogliame, l’abbondanza dei frutti. Si vedeva qualcosa di ciò nel seme gettato in terra? Eppure, secondo il piano segreto del responsabile del progetto che ordina meravigliosamente il divenire universale, nella delicatezza del seme era nascosta la durezza della corteccia, nella fragilità del seme era velata la forza della sua resistenza e nell’aridità l’abbondanza della sua fecondità.

C’è dunque da stupirsi che una polvere così tenue, che sfugge pure ai nostri occhi ridotta alle sue particelle, recuperi forma umana il giorno in cui lo vuole Colui che dai semi più piccoli fa sorgere alberi immensi? Poiché noi siamo per costituzione stessa essere dotati di ragione la speranza della nostra risurrezione dovrebbe imporsi al nostro sguardo, alla nostra contemplazione stessa davanti al mondo esterno. Ma siccome si è annebbiato in noi il giudizio della ragione, per darci un esempio, ci è arrivata in più la grazia del Redentore.