Sabato 14 Maggio : San John Henry Newman

Cristo se n’era andato; gli apostoli avevano certamente pace e gioia in abbondanza, anche più di quando Gesù era con loro. Ma non era una gioia “come la dà il mondo” (Gv 14,27). Era la sua gioia, nata dalla sofferenza e dal dolore. Fu questa gioia che Mattia ricevette quando fu fatto apostolo. (…) Gli altri erano stati scelti, per così dire, nella loro infanzia: eredi sì del Regno, ma ancora “sotto tutori, amministratori” (Gal 4,2). Per quanto potessero essere apostoli, non comprendevano ancora la loro vocazione; conservavano dentro di sé pensieri di ambizione umana, desideri di ricchezza, e così furono accettati per un certo tempo. (…) San Mattia entrò subito nell’eredità. Dal momento della sua elezione ha preso su di sé il potere dell’apostolo e il prezzo da pagare. Nessun sogno di successo terreno poteva toccare questo trono che sorgeva sulla tomba di un discepolo vagliato e caduto, all’ombra stessa della croce di colui che aveva tradito.

Sì, San Mattia può ripeterci oggi le parole di nostro Signore: “Prendete il mio giogo, imparate da me” (Mt 11,29). Perché lui stesso ha portato questo giogo fin dall’inizio. (…) Dalla sua “giovinezza apostolica”, ha portato il giogo del Signore. Ha intrapreso senza indugio il suo grande viaggio quaresimale e vi ha trovato la gioia (…) “Se qualcuno vuole venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua” (Mt 16,24). Venire a Cristo è seguirlo; prendere la sua croce è prendere il suo giogo; se ci dice che è leggero, è perché è il suo giogo; è lui che lo rende leggero, senza renderlo altro che un giogo impegnativo. (…) Non voglio dire, naturalmente, lungi da ciò, che la vita come seguace di Cristo manchi di gioia e di pace. “Il mio giogo è dolce”, dice Gesù, “e il mio carico è leggero” (Mt 11,30). È la grazia che lo rende tale, perché rimane austero (…): è una croce.