Sabato 19 Dicembre 2020 : Commento San Massimo di Torino

E’ la preghiera e non il desiderio sessuale che ha fatto concepire Giovanni Battista. Il grembo di Elisabetta aveva superato l’età per poter dare la vita, il suo corpo aveva perso la speranza di concepire; eppure, nonostante queste circostanze avverse, la preghiera di Zaccaria ha ottenuto a questo corpo ormai vecchio di donare ancora la vita: la grazia e non la natura ha concepito Giovanni. Allora non poteva essere che santo questo figlio la cui nascita è dovuta più alla preghiera che al rapporto umano.

E non dobbiamo meravigliarci che Giovanni abbia meritato una nascita così gloriosa. La nascita del precursore di Cristo, di chi gli apre la strada, doveva essere simile a quella del Salvatore. Se il Signore è nato da una vergine, Giovanni è stato concepito da una donna anziana e sterile. (…) Ammiriamo il fatto che Elisabetta ha concepito nella vecchiaia, quanto il fatto che Maria ha partorito nella verginità.

Penso che qui ci sia un simbolo: Giovanni rappresentava l’Antico Testamento, è nato dal sangue ormai freddo di un’anziana donna, mentre il Signore, che annuncia la Buona Novella del Regno dei cieli, è il frutto di una giovinezza piena di vitalità. Maria, cosciente della sua verginità, ammira il bambino racchiuso nel suo grembo. Elisabetta, cosciente della sua vecchiaia, arrossisce della sua gravidanza; dice l’evangelista: «Restò nascosta per cinque mesi». E bisogna anche riconoscere con ammirazione che lo stesso arcangelo Gabriele annuncia le due nascite: porta una consolazione a Zaccaria, che rimane incredulo; incoraggia Maria, che trova piena di fede (Lc 1,26 segg). Il primo, per aver dubitato, ha perso la voce; la seconda, per aver subito creduto, ha concepito il Verbo, il Salvatore.