Venerdì 22 Ottobre : San Giovanni Paolo II

La Chiesa ha il diritto e il dovere di far appello al Dio della misericordia «con forti grida» (Eb 5,7). Queste «forti grida» debbono essere proprie della Chiesa dei nostri tempi (…), un grido che implori la misericordia secondo le necessità dell’uomo nel mondo contemporaneo (…) Dio che è fedele a se stesso, alla sua paternità e al suo amore. E come i profeti, facciamo appello a quell’amore che ha caratteristiche materne e, a somiglianza di una madre, segue ciascuno dei suoi figli, ogni pecorella smarrita, anche se ci fossero milioni di tali smarrimenti, anche se nel mondo l’iniquità prevalesse sull’onestà, anche se l’umanità contemporanea meritasse per i suoi peccati un nuovo «diluvio», come un tempo lo meritò la generazione di Noè.

Facciamo ricorso a quell’amore paterno che ci è stato rivelato da Cristo nella sua missione messianica, e che raggiunse il culmine nella sua croce, nella sua morte e risurrezione! Facciamo ricorso a Dio mediante Cristo, memori delle parole del Magnificat di Maria che proclamano la misericordia «di generazione in generazione» (Lc 1,50)! Imploriamo la misericordia divina per la generazione contemporanea! (…) Eleviamo le nostre suppliche, guidati dalla fede, dalla speranza, dalla carità che Cristo ha innestato nei nostri cuori.

Questo atteggiamento è parimenti amore verso Dio, che l’uomo contemporaneo a volte ha molto allontanato da sé, reso estraneo a se stesso, proclamando in vari modi che gli è «superfluo». Questo è quindi amore verso Dio, la cui offesa ripulsa da parte dell’uomo contemporaneo sentiamo profondamente, pronti a gridare con Cristo in croce: «Padre, perdonali, perché non sanno quello che fanno» (Lc 23,24). Questo è, al tempo stesso, amore verso gli uomini, verso tutti gli uomini senza eccezione e divisione alcuna: senza differenza di razza, di cultura, di lingua, di concezione del mondo, senza distinzione tra amici e nemici.