Venerdì 4 Marzo : San Romano il Melode

Pentiti, anima mia; col pensiero unisciti a Cristo; grida gemendo: «Concedimi il perdono dei peccati, affinché riceva da te, che solo sei buono (Mc 10,18), l’assoluzione e la vita eterna». (…)

Mosè ed Elia, torri di fuoco, erano grandi nelle loro opere. (…) Sono i primi fra i profeti, parlavano liberamente a Dio, gli si potevano avvicinare per pregarlo e stare con lui faccia a faccia (Es 34,5; 1Re 19,13) – cosa incredibile e impressionante. Eppure, ricorrevano volentieri al digiuno, che li portava a Dio (Es 34,28; 1Re 19,8). Il digiuno, con le opere, dona dunque la vita eterna.

E’ col digiuno che i demoni vengono scacciati, come con una spada, poiché essi non ne sopportano le gioie; amano il gaudente e l’ubriacone. Ma non reggono alla vista del digiuno; scappano lontano, come insegna il nostro Dio, Cristo, quando dice: «E’ col digiuno e la preghiera che si scaccia questa specie di demoni» (cfr Mc 9,29). Ecco perché s’insegna che il digiuno dà agli uomini la vita eterna. (…)

Il digiuno restituisce a chi lo pratica la casa paterna da cui Adamo fu cacciato. (…) E’ Dio stesso, l’amico degli uomini (Sap 1,6), che all’inizio aveva affidato al digiuno l’uomo che aveva creato, come ad una madre amorevole, come ad un maestro. Gli aveva proibito di mangiare ad un solo albero (Gen 2,17). E se l’uomo avesse osservato questo digiuno, avrebbe abitato con gli angeli. Ma egli ha rifiutato ed ha trovato la sofferenza e la morte, l’asprezza delle spine e dei rovi, e l’angoscia di una vita soggetta al dolore (Gen 3,17s). Ora, se in Paradiso il digiuno è utile, quanto più lo sarà quaggiù, per procurarci la vita eterna!